Ieri ho vissuto il paradosso dei paradossi.
Ero su LinkedIn ad osservare per l’ennesima volta la sua totale inefficienza nella ricerca di un lavoro: è un panorama di cui non ci si stanca mai.
Insomma ero lì, nemmeno particolarmente agguerrito, nemmeno particolarmente polemico o incazzato (come spesso mi capita di essere ultimamente), e a un certo punto mi arriva un messaggio di un tizio che mi chiede se posso assumerlo.
Io. Assumerti.
Io, che sto sulla tua stessa cazzo di barca cercando disperatamente di non farla affondare usando un fazzoletto Tempo per coprire le falle, dovrei, come per magia, trasportarti sul mio non-yacht?
Il colmo per un disoccupato, senza dubbio. Le vie dei social sono infinite, ma non credevo si potesse arrivare a tanto. Ero abituato agli indonesiani-filippini-thailandesi che ti aggiungono su facebook perché sei diventato, a tua insaputa, così celebre nei loro paesi.
Ma addirittura essere scambiato per un DATORE DI LAVORO. Ma come ti permetti? Un datore di lavoro, io?! Ma l’educazione chi te l’ha insegnata?!
Eppure, per un attimo mi sono sentito importante. Qualcuno che ti scrive perché vorrebbe che tu gli dessi un lavoro…cazzo, sono finalmente dall’altra parte della barricata! In quel gruppone di gente che non ti si fila, che visualizza e non risponde, che cestina, che ha la mail intasata da disperati e che, sostanzialmente, può fare benissimo a meno di te.
Dopo grasse risate, dopo aver sorseggiato un buon vino rosso per festeggiare la mia promozione, mi sono guardato allo specchio e ho visto che ero ancora disoccupato.
Poi ho riflettuto, e mi è venuta in mente la frase di John F. Kennedy: “Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese“.
In effetti, ricevere una proposta del genere mi ha fatto guardare le cose da un’altra prospettiva.
Quando un disoccupato sveste per un attimo i panni di colui che chiede l’elemosina e indossa quelli di colui che fa l’elemosina, si aprono scenari nuovi. Si attivano nuove sinapsi.
Sembra una differenza sottile, ma cercare qualcuno che ti dia uno stipendio e cercare il modo di dare a qualcun altro uno stipendio sono due prospettive molto diverse.
Al tizio comunque ho risposto. Ho dovuto rivelargli la mia vera identità. E l’ho incoraggiato. E gli ho detto di passarmi altri fazzoletti Tempo, ché non c’è più tempo.
Non mi ha più risposto.
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