6 mesi. O 4. 500 euro al mese. O 400.
Fino ad oggi, sono queste le esperienze lavorative che ho avuto.
Poco tempo fa, conclusa l’ultima collaborazione dopo la quale non ho più trovato nulla, ho fatto un patto con me stesso: non accetterò mai più offerte di lavoro al di sotto degli 800/900 euro al mese.
Ho fatto la mia gavetta, ho fatto le mie esperienze, mi sono fatto il mio sangue cattivo e il mio culo di marmo (con soddisfazione delle mie compagne di giochi), ma adesso basta.
Se mi volete, vuol dire che vi servo; se vi servo, mi dovete pagare.
Anche a costo di rimanere disoccupato per mesi e mesi.
Penso che la responsabilità della situazione che molti giovani si trovano ad affrontare sia anche nostra. Accettiamo tutte le condizioni possibili, lavoriamo gratis “per fare esperienza“.
Il problema è che se esiste anche una sola persona disposta a lavorare gratis, quel tipo di lavoro si svaluta completamente, e si crea una legittimazione a non pagare dignitosamente.
Tutto per uno stupido senso di colpa instillatoci da alcuni disprezzabili soggetti dal culo flaccido (povere/i le/i loro compagne di giochi) con la morale: “ne devi mangiare di merda ancora, ragazzino“. Così, per una questione di principio, diventa non solo legittimo essere sfruttati, ma anche moralmente giusto, sano, formativo, pedagogico, didattico, paideutico.
Ma non diciamo stronzate. E’ solo un modo per tenere la gente in attesa, in fila. Per salvaguardare le poltrone. E per tarpare le ali a chi ha entusiasmo, forza e idee spesso migliori dei più anziani
Tiriamocela di più. Le fighe di legno docent.
E magari rifiutiamo uno stage, che sarà utile ad imparare a fare il caffè, e sfruttiamo quei 6 mesi per imparare davvero qualcosa da soli.