Ultimamente sono allergico all’invio del curriculum.
Essendo già di per sé un’attività non particolarmente piacevole e il cui unico risvolto positivo sta nel fatto che ogni volta che si preme “INVIO” si viene travolti da una calda sensazione di ottimismo che dura all’incirca 5 secondi netti, da un po’ di tempo ho cominciato a considerarla anche inutile.
Magari capita la botta di culo e il tuo bellissimo C.V. non finisce nel W.C. (sempre di destini deretanali si tratta), ma nelle mani giuste.
Ma sono proprio quelle manacce zozze il problema.
NON POSSIAMO PASSARE UNA VITA IN ATTESA DELLE MANI GIUSTE.
Quando invio il mio CORSO DELLA VITA a qualcuno, ho la stessa sensazione di quando vado a votare. Ovvero: sto delegando a qualcuno il mio futuro.
Le ultime volte che mi sono recato ai seggi l’ho fatto votando lo schieramento che mi sembrava menopeggio. Ma, al di là delle prediche riempimaroni di quelli che “Vai a votare, è il tuo dovere” “Vergognati! Le generazioni precedenti hanno dato la vita per il voto!”, il vero cambiamento sta nel modo di comportarsi delle singole persone. Nel fare più che nello sperare.
Sperare che questo o quel governo risolva tutti i problemi non ha alcun senso, se poi i cittadini sono i primi a trasgredire. E per trasgredire non intendo solo delinquere, ma anche semplicemente fregarsene del prossimo. Ci sono mille modi per essere incivili, e non tutti sono sanzionabili dalla Legge.
Insomma, aspettare che le cose cambino dall’alto senza fare nulla dal basso, equivale ad attendere una telefonata dopo aver inviato il curriculum.
C’è questa attesa della svolta, del cambiamento, del Messia.
La realtà è che il mondo è un posto di merda, dove chi può fregarti lo fa senza troppi problemi, e dove niente ci è dovuto.
E’ una fregatura? Sì. E’ così che ce lo aspettavamo? No. Ma tant’è.
Morale della favola: va bene inviare curriculum, ma non può essere l’unica via.
Cerchiamone altre.
#INFRATTIAMOCI.