Io non capisco se ci fanno o ci sono.
Faccio colloqui da una vita: colloqui su skype, colloqui dal vivo, colloqui virtuali, colloqui in giacca e cravatta, colloqui in infradito, colloqui colloquiali. Eppure c’è una costante che, pur in cotanta varietà di declinazioni, non è mai mancata: le domande idiote.
Si tratta di quelle domande a cui risponderesti volentieri: “Vabbè dai, abbiamo scherzato, adesso fammi la domanda vera“.
Quali sono queste domande? Sono quelle di cui sia il candidato che il recruiter conoscono la risposta GIUSTA e, insieme, la mettono in scena, tralasciando se sia vera o finta (quasi sempre è finta, con buona pace di tutti). A quel punto il colloquio si trasforma in un gioco delle parti, in una commedia dell’arte, in un carnevale di cazzate.
Mi riferisco a quelle domande tipo:
– Perché vuole questo lavoro?
Sicuramente perché lo amo talmente tanto che lo farei anche gratis e perché nella mia ricchissima vita da disoccupato ero giusto giusto alla ricerca di un passatempo per riempire le giornate.
– Crede di essere la persona giusta a ricoprire questo incarico?
No, avete fatto un grosso errore a chiamarmi, non sono assolutamente in grado di fare questo lavoro. Non assumetemi, vi prego.
– E’ una persona affidabile?
Per carità. Sono sempre in ritardo, do buca all’ultimo minuto, non rispetto mai le scadenze e raramente mi ricordo come mi chiamo.
– E’ in grado di lavorare in condizioni di stress?
Mi è capitato di dover scegliere in meno di 30 secondi quali gusti di gelato prendere. Ho ricevuto un applauso da tutti i presenti. Avendo dimostrato di saper reggere la pressione come pochi, ho ricevuto anche un’offerta dalla Nasa per una missione per salvare il pianeta, ma ho rifiutato: non mi piacciono i lavori troppo tranquilli.
– Sa lavorare in gruppo?
Fosse per me vivrei su un’isola deserta con un gatto. Ma per il resto non ho problemi.
– Quali sono i suoi punti deboli?
Che mi piace troppo lavorare.
Che mi piace troppo la vostra azienda.
Che non riesco a smettere di sacrificarmi per il bene dell’azienda anche mettendo a rischio la mia salute, perché il bene supremo è il bene dell’azienda.
– Quanto si aspetta di guadagnare?
Dieci milioni di euro all’anno, con autista e villa a carico dell’azienda. Per venirvi incontro posso fare a meno dell’autista.
– Perché dovremmo scegliere lei?
Per la mia sincerità e trasparenza.