Cosa hanno in comune un geologo e un bidello?
Sembra l’inizio di una barzelletta ma, in realtà, è la domanda che Michele (nome di fantasia), geologo di 31 anni, si sarà posto quando, dopo anni di studi e certificazioni, l’unica occupazione che è riuscito a trovare è proprio un tirocinio come bidello.
A partire dalla laurea in Scienze Geologiche, per Michele sono iniziate le difficoltà. Tipico esempio di quando scopri che Babbo Natale non esiste: ti aspetti che, dopo un traguardo tanto ambito, potrai finalmente affermarti a livello lavorativo e conquistare l’indipendenza, e invece:
“La laurea è stata un bel momento di festa, gioia, eccitazione per un traguardo appena raggiunto. Ho cominciato a cercare lavoro il giorno dopo. Dentro me c’era tanta voglia di mettermi in gioco, di crescere e maturare professionalmente; ma soprattutto, volevo ripagare economicamente la mia famiglia per avermi supportato durante i 6 lunghi anni di università che, per una famiglia che vive di agricoltura, è stato un salasso mica da poco. Il mio entusiasmo, tuttavia, di lì a poco si sarebbe trasformato in ansia, angoscia e depressione; nessuna offerta trovata a 6 mesi dalla laurea, tranne call center e finti ruolo da impiegato che si trasformavano in porta a porta. Volevo provare un Master, ma era fuori portata per le mie casse e non ho avuto la fortuna di vincere alcuna borsa di studio. Mi sono offerto a studi professionali, ottenendo perentori “No“. Ho cercato di non pensarci e mi sono catapultato di nuovo nello studio, abilitandomi professionalmente. <<Ti devi abilitare>>, mi dicevano. <<Ti aiuterà a trovare lavoro>>. Ma così non è stato.”
In seguito, dopo vari tentativi, è arrivata l’opportunità di tirocinio.
E, attenzione, alla faccia di chi dice che i giovani di oggi sono troppo esigenti, “choosy” e compagnia bella, sentite in quali termini Michele descrive questa esperienza:
“Si trattava di un tirocinio di sei mesi come bidello in una scuola primaria poco distante da casa. Ero felice, avevo qualcosa in tasca per pagare una cena alla mia compagna, una volta tanto. Peccato che questa felicità si sia interrotta poco dopo: era infatti un tirocinio Garanzia Giovani, sei mesi poi a casa. Arrivederci e grazie.”
Parole che trasudano una dignità, una voglia di lavorare e una disponibilità a mettersi in discussione degne di sottolineatura.
Parole che andrebbero appiccicate sui muri dei cessi dei vari Padoa Schioppa, della Fornero, di Michel Martone e di Giuliano Poletti, che prima di parlare dei giovani dovrebbero sciacquarsi la bocca con un frullato di Listerine e peperoncini messicani, con tanto di gargarismi.
Il presente di Michele, terminato il tirocinio come bidello, è quello comune a tutti noi, fatto di continue ricerche, invii di curriculum e umore sotto i piedi:
“La mia vita passa tra pc e cellulare, a scandagliare offerte di lavoro ovunque, inviare CV e compilare lettere motivazionali. Mi sono iscritto a tutte le principali agenzie interinali e tutti i siti specializzati che Dio abbia concepito e aperto un profilo Linkedin. Il risultato? Ore e ore, la media di circa 30 cv inviati a settimana e un paio di risposte, spesso offerte sottopagate a 400 euro al mese e a centinaia di km da casa. A 31 anni mi vedo come un fallito e la mia vita scorre avanti. Come un orologio. Ininterrotta. Ma io sono fermo e vedo il buio attorno a me eclissarmi completamente e accecare ogni prospettiva di luce. Che abbiamo fatto di male noi giovani nati a cavallo degli anni 80? Cosa abbiamo fatto per meritarci un’esistenza di flessibilità, contratti a termine (se va bene) e nessuna garanzia di vivere un futuro degno di essere vissuto?
Sono domande a cui non so darmi risposta, ma che fanno male. Male da morire.
Ma bisogna trovar la forza di andare avanti. Ed io, con difficoltà, ci provo.”
E noi con te.