Essere disoccupati ci porta ad essere scontrosi e facilmente irritabili: degli isterici in piena regola, dei mestruati a prescindere dal sesso.
Le persone che ci circondano, soprattutto amici e parenti, devono quindi stare molto attenti a come si relazionano con noi, pena farci saltare i nervi per un nonnulla.
Ammettiamolo: non è facile avere a che fare con noi.
Ecco, allora, una lista di frasi da evitare in presenza di un disoccupato.
- “Beato te che hai tutto questo tempo libero!”. No, no e ancora no. Un disoccupato non vive il tempo libero come tale, semmai lo vive come tempo prigioniero. Evitate come la peste allusioni al fatto che voi lavorate e noi no.
- “Hai provato a cercare qualcosa su internet?”. Un disoccupato passa il 99% del suo tempo su internet, smette perfino di dormire per cercare lavoro su internet, impara a memoria i pixel di tutti i siti di annunci, arriva a scandagliare le offerte del mercato filippino, e tu gli chiedi se ha cercato qualcosa su internet?
- “Da quanto sei disoccupato?”. Ok, se siete amici o parenti stretti magari non c’è nemmeno bisogno di chiederlo, ma, se vi venisse in mente, sappiate che la gravità di questa domanda è direttamente proporzionale al periodo di disoccupazione: maggiore è il numero di giorni/mesi/anni da cui si è senza lavoro, più sonoro sarà il vaffa che sgorgherà spontaneo dall’anima del disoccupato.
- “Che hai fatto oggi?”. Sì, in teoria è una domanda innocua. Ma come abbiamo già visto, per un disoccupato è motivo di disagio descrivere la propria giornata: nella migliore delle ipotesi, ovvero nel caso in cui non sia talmente abbattuto da rinchiudersi in casa a maledire il mondo, si sentirà comunque in imbarazzo a dire “ho letto/corso/portatoilcaneafarelacacca/mandatocurriculum/parlatocolmuro” ad una persona che, invece, ha lavorato.
- “Datti una svegliata!”. Ci sono diversi modi per motivare una persona. Darle addosso non figura certamente tra questi. Ogni disoccupato, in cuor suo, ha la forza per risorgere, per uscire dal labirinto, per trovare lo spunto decisivo. E non serve qualcuno che ne aumenti il già invalidante, seppur immotivato, senso di colpa.
- “Andiamo a farci una bella vacanza”. Dovete capire che il disoccupato, quando è tale da un bel po’ di tempo, è come se vivesse in un limbo spazio-temporale, come se avesse messo in pausa la sua vita. Proporre una vacanza genererebbe in lui domande tipo “vacanza da cosa?”, “mi merito una vacanza anche se non ho un lavoro?”, “con quali soldi?”. Proponete, piuttosto, una forma di viaggio alternativa, più vicina alla ricerca che al riposo: potrebbe essere uno stimolo per rilanciarsi.
- “Avresti dovuto accettare quell’opportunità”. Un disoccupato non è quasi mai schizzinoso, anzi, spesso abbassa colpevolmente le proprie pretese. Se arriva a rifiutare un’offerta, quindi, avrà i suoi buoni motivi. E, comunque, è acqua passata, quindi inutile commentare.
- “Ancora non hai trovato niente?”. Se un disoccupato trovasse qualcosa, sarebbe il primo ad annunciarlo in pompa magna con tanto di sfilata per le strade di quartiere stile “blocos” da carnevale brasiliano. Se non ti ha detto niente, significa che non c’è niente da sapere.
meglio disoccupato che a partita iva!
è come scegliere tra lo sporco e il mal lavato (proverbio brasiliano)