Non solo disoccupati.
Le problematiche legate al mondo del lavoro investono anche chi un’occupazione ce l’ha.
Precariato e stipendi da fame sono ormai la regola, e lo stato d’animo di chi subisce queste condizioni è assimilabile, seppur per motivi diversi, a quello dei disoccupati.
E’ il caso di Claudio (nome di fantasia) studente lavoratore:
“La mia testimonianza è quella di un occupato precario che viene sfruttato da ormai oltre un anno in un ristorante come cameriere di bar. Arrivo al lavoro alle ore 17.30 e, quando va tutto bene, stacco alle 00.30 (il sabato non prima dell’1.30). Sono sotto contratto mensile, in cui viene dichiarato che lavoro una volta a settimana il sabato per 4 ore. In realtà faccio 3 turni settimanali di durata di 8 ore ciascuno. Sono riuscito a ottenere i 3 turni dopo una lunga opposizione alla volontà di farmene fare di più, dato che sono studente universitario e ho bisogno di stare a casa per studiare. Tutto questo per la modica cifra di 30 euro a serata ( 3,80 euro l’ora). Probabilmente il rapporto non durerà ancora a lungo, perché ai signori non va giù che faccia soltanto 3 turni, ed ovviamente il mio comportamento non è da esempio per gli altri dipendenti, forzati a lavorare mattina e sera ininterrottamente tutti i giorni, festivi incluso (Natale e Pasqua). A disposizione hanno un solo giorno libero a settimana, e delle volte nemmeno quello.”
L’aspetto che scoraggia maggiormente Claudio, tuttavia, è l’assenza di una concreta tutela dei diritti dei lavoratori, di una regolamentazione rigida e di controlli adeguati. Il risultato è un far-west in cui i datori di lavoro trovano terreno fertile per approfittarsene e i lavoratori non riescono a ribellarsi, diventando, loro malgrado, conniventi di un sistema malato:
“La cosa più grave di tutte è l’indifferenza che avvolge l’intera situazione. Sia da chi sta fuori (ad esempio l’ispettorato al lavoro, che ammette candidamente: “Noi non possiamo fare nulla”), che da chi sta dentro, in un clima generale di assoluta isteria. Ho già girato alcuni posti sempre come cameriere e la situazione è la medesima. Più o meno i padroni sanno il trattamento medio in circolazione, per questo mettono noi lavoratori davanti a un bivio: questo o niente. Per fortuna la mia situazione non è tragica come quella di altri perché desidero altro, quindi so che prima o poi finirà. E credo a breve.”
Insomma, troppo spesso ci troviamo a scegliere tra mangiare ‘sta minestra o buttarci dalla finestra.
Solo che a forza di mangiare solo minestre siamo tutti, gravemente, indeboliti.
E un numero inquietante di persone comincia a considerare la finestra una reale via d’uscita.