Le conseguenze della disoccupazione affliggono non solo il disoccupato, ma anche le persone che gli sono accanto.
Questo è ancor più vero nel momento in cui a subire la mancanza di un lavoro è un genitore: le preoccupazioni e il senso di colpa sono ingigantiti, e la paura di non poter offrire ai figli una vita stabile si fa minacciosa.
E’ il caso di Beatrice (nome di fantasia), 33 anni, una mamma che non riesce a trovare il suo posto nel mondo e che, come tutti i disoccupati, non si sente compresa dagli altri:
“L’ulteriore beffa di noi disoccupati è anche quella di essere circondati da persone che non vivono il nostro angosciante problema, che la mattina si alzano sapendo di essere utili al prossimo, al mondo, sapendo che per qualche ora al giorno la loro mente si attiverà. Sono circondata da persone serene, affermate e felici dei propri lavori. E io le invidio.”
Sarei pronto a scommettere che tutte le persone che tu, Beatrice, dall’esterno vedi così felici, vivono in realtà i loro travagli interiori che hanno cura di non mostrare agli altri. Uno dei problemi dei disoccupati è che credono di avere l’esclusiva del dolore e dello smarrimento, ma non è così. Ognuno ha i suoi incubi, e spesso, come abbiamo visto nelle altre storie, anche chi ha un lavoro sta malissimo: o perché è sottopagato, o perché fa orari assurdi, o perché è precario.
E comunque, regola generale: fregatene degli altri, che stiano meglio o che stiano peggio. La cosa non ti riguarda a prescindere.
Ma che impatto ha la disoccupazione sulla vita di Beatrice?
“Mi giro e rigiro cercando una valvola di sfogo ma non la trovo e quindi mi chiudo. Lo sto facendo sempre di più da 3 mesi a questa parte. Lo faccio per mia figlia, perché non voglio che veda sul mio volto la paura che giorno dopo giorno spegne i miei sorrisi e i miei occhi. Lo faccio per il mio compagno, con lui evitiamo il discorso e ne parliamo solo quando per casualità vado a fare un colloquio. Ma, cosa più straziante, lo faccio per vergogna.
Ma che si fa adesso? Se questo buco nero non vede luce che faccio?
Nella miriade del tempo a disposizione ci penso e ci ripenso…Faccio un corso? L’ennesimo? Vado a fare le pulizie? Cosa?”
Essere disoccupati è come trovarsi in mare aperto senza bussola né altri strumenti di navigazione. E le parole di Beatrice esprimono al meglio questa sensazione. Così come la percezione di stare sprecando talenti ed energie:
“Io sono consapevole di cosa posso fare, di quello che potrei dimostrare. E questa è la cosa più straziante: sapere di poter dare senza poterlo fare. Così ogni mattina, con la bimba al nido, mi ritrovo ad inviare altri CV e ad aspettare che il mio telefono squilli. Che si fa? Come se ne esce da questo tunnel per tornare a vivere minimamente sereni?”
La domanda da un milione di dollari.
Cara Beatrice, trova un’attività che ti faccia stare bene, senza pensare alle conseguenze. Hai un’energia che se non usi ti porterà a stare peggio.
La cosa più importante è evitare di appassire: fai attività fisica, starai meglio e smaltirai molte tossine.
Per il resto fatti guidare da quello che senti, da quello che vorresti.
Immaginati senza limiti.
E impara un po’ anche dalla spensieratezza di tua figlia.