Noi disoccupati, come ho già illustrato altrove, diventiamo spesso particolarmente irritabili, manco ci stessero facendo il bidè col tabasco, e di conseguenza sviluppiamo una certa allergia ai consigli altrui.
Saliamo, insomma, sul trono degli incompresi, indossando la corona delle vittime.
Ma, tra tutti i consigli che ho ricevuto, credo che “segui la tua passione” sia quello che, nella sua semplicità, nasconda i segreti più preziosi, nonostante la faccia schifata che facciamo quando qualcuno, innocentemente, ce lo regala.
L’importanza di questo concetto l’ho testata in particolare in un contesto ben preciso: i colloqui.
Ogni volta che ho fatto un colloquio per un lavoro che mi piaceva, o verso cui provavo un reale interesse, l’ho superato.
Viceversa, quando mi ci sono trovato solo per mancanza di alternative, spesso è andato male.
Seguire ciò che ci piace è un’azione necessaria non solo per rispetto verso noi stessi o per evitare il disagio derivante da un lavoro che non ci piace, ma soprattutto per aumentare le probabilità di successo.
Ed è per questo che, sebbene sembri un discorso totalmente impregnato di astratta retorica, è in realtà meramente utilitaristico.
Pensateci bene, non funziona così solo con il lavoro: immaginate di dover corteggiare per forza un/a ragazzo/a che non vi piace, di dover mangiare un piatto che vi disgusta, di dover visitare un posto che non vi incuriosisce. Il vostro corpo, la vostra anima, le vostre cellule, non trasmetteranno alcun tipo di energia, né di entusiasmo.
E a maggior ragione, nelle situazioni in cui è in atto un processo di vendita (quale, fondamentalmente, è un colloquio), energia ed entusiasmo sono le armi migliori.
Senza la giusta motivazione, come si fa a convincere un addetto alle risorse umane, o chi per lui, che siamo le persone giuste per quel lavoro?
Certo, in periodi di “fame“, diventa allettante anche un cavolino di Bruxelles bollito e scondito. Insomma, si sa, in guerra o in carestia ogni buco è trincea. E quindi potremmo sembrare allupati pure in un colloquio per la posizione di assistente alla fotocopiatrice. Ma, alla lunga, questo atteggiamento non paga, perché, una volta soddisfatto il bisogno, sorgerà il malessere. E scapperemo da quel lavoro, ritrovandoci nella condizione iniziale.
Quindi, riassumendo, state lontani da tutti quei profeti che vi svelano le TECNICHE per superare i colloqui. Se quel lavoro lo volete, non perché affamati ma perché avete gli occhi a cuoricino, il colloquio andrà bene, o comunque aumenteranno a dismisura le possibilità che vada bene.
I selezionatori sono come le donne: riconoscono i morti di figa a chilometri di distanza. E anche loro, come le donne, vogliono sentirsi UNICI.