Secondo un famoso detto, se ti regalo un pesce, ti sfamo per un giorno; se ti insegno a pescare, ti sfamo per tutta la vita.
E, a proposito di pesce, mi viene da dire che il reddito di cittadinanza è come il viagra per chi soffre di ansia da prestazione: si concentra sul sintomo, non sulla causa.
Il vero problema è che il lavoro non c’è. E non è risolvibile con pesci regalati o andando in farmacia.
Ciò che bisogna ammettere, tuttavia, è che la soluzione, probabilmente, non è nelle mani della politica.
Se il mercato (padrone di tutti noi) ha deciso che alcuni mestieri servano meno di altri, o che debbano addirittura scomparire, la politica non può farci nulla: essa stessa è subordinata alle leggi del mercato.
Tutte le mosse adottate dai nostri governanti, allora, si riveleranno fumo negli occhi.
E il reddito di cittadinanza, in fondo, è un modo per tenerci sottomessi, per farci restare nella condizione di attesa di qualcosa che non arriverà mai se non ce l’andiamo a prendere, se non affrontiamo il problema faccia a faccia.
Il mondo sta cambiando, e dobbiamo accettarlo, adattandoci alle nuove condizioni come fanno tutti gli esseri viventi che abitano questo pianeta.
Immaginate che, improvvisamente, l’Antartide diventasse un posto caldo (cosa nemmeno tanto improbabile…). I pinguini che vi abitano comincerebbero a stare male, a sentirsi disorientati, in preda al panico.
Ecco, il reddito di cittadinanza equivale a regalare ai pinguini un frigorifero a testa, in cui rinchiudersi per un po’ in attesa di tempi migliori.
Pillole blu e frigoriferi sono semplici palliativi che alimentano un circuito di dipendenza.
Dobbiamo trovare un’alternativa.