Tra le attività più inutili che un essere umano possa mettere in pratica, ce n’è una che le batte tutte: lamentarsi.
Personalmente mi sono reso conto di quante energie ho buttato al vento solo per prendermela con il “sistema“, con gli addetti alle risorse umane, con i politici, con dio, con la vita.
Nessuna lamentela ha mai generato un risultato.
Lo so, a volte viene automatico, quando la frustrazione è così forte da farti cadere in uno sconforto inconsolabile.
Ma è la via più facile. Lamentarsi è comodo. Significa attribuire sempre ad altri la causa della propria condizione. Ci si tira fuori dalla vita. E io non voglio tirarmi fuori.
Sono disoccupato? Non trovo lavoro? Bene, cosa posso fare per aumentare le possibilità di trovarne uno? Questa è la prospettiva che tutti noi dovremmo adottare per utilizzare al meglio le nostre risorse.
Dobbiamo concentrarci solo sugli elementi sui quali abbiamo un potere, fregandocene del contorno: tagliamo il superfluo.
Lamentarsi è inevitabile in certi casi, è umano, ma quando sentiamo l’impulso a farlo, quando avvertiamo i primi fremiti di vittimismo che agitano il nostro umore, fermiamoci. E dedichiamoci ad altro: usiamo quell’energia per qualcosa di costruttivo.
Siamo in grado di conoscere le nostre reazioni e le nostre tendenze. Riuscire ad inquadrarle per capire quali tra esse sono nocive è un passo decisivo per diventare persone migliori e per aumentare le nostre possibilità di trovare un lavoro.
Concordo con quello che dici…
A volte però penso che, effettivamente, anche facendo il possibile non si raggiungano gli obiettivi prefissati.
In un mondo tropo competitivo chi è debole e/o non ha i mezzi sufficienti per imporsi prima o poi scompare…
l’importante è mettercela tutta e non perdere tempo ed energie inutilmente