Era una cosa che volevo fare da tempo.
E alla fine, complice la quarantena, l’ho fatto.
Due settimane senza internet, senza computer, senza cellulare.
Le uniche due tecnologie che mi sono concesso sono state la radio e la TV, ma a piccole dosi.
Comincio col dire che non si acquisiscono superpoteri, né si impara la levitazione.
La lievitazione, invece, sì: con tutto il tempo libero in più, è possibile diventare abili panettieri/pizzaioli.
All’inizio è complicato.
Non so voi, ma io sono abituato a stare spesso su internet, sui social, YouTube, Instagram, etc.
Smettere all’improvviso un’abitudine ormai diventata automatica ti spiazza.
Quanti di voi mentre fanno la cacca navigano su internet?
Eh, io pure.
Vi assicuro che le vostre sedute in bagno diventeranno molto più brevi.
Comunque, i primi giorni la tentazione di mollare questo folle esperimento si è fatta sentire. Tant’è che ho adottato un trucchetto per non cedere: ho messo il cellulare in un posto difficilmente accessibile della casa (per raggiungerlo serviva una scala).
Non averlo a portata di mano è sicuramente un ottimo metodo per non farsi ammaliare.
Si sa, lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Nella prima fase cominciano a sorgere pensieri tipo: chissà quante notifiche mi sto perdendo, chissà chi mi ha scritto, chissà quante richieste di amicizia da donne bellissime che mi vogliono sposare, chissà, chissà.
Ma dopo qualche giorno, arrivano i benefici: maggiore tranquillità e concentrazione.
Si sta decisamente più attaccati al presente, non inteso solo come dimensione temporale, ma anche spaziale, psicologica: ciò che si ha e ciò che si è sembra, finalmente, bastare.
I social mettono la comunicazione su un piano di confronto con le vite degli altri, e quando si interrompe questo incessante paragonare il proprio mondo con quello esterno (finto), si sta meglio. Molto meglio.
La sensazione più forte che ho provato è quella di un rumore di fondo che comincia a farsi sempre più distante, fino a scomparire.
A un certo punto, il mondo di internet sembra un’altra dimensione. Quando si è dentro il flusso dell’online, lo si ingloba, e si diventa tutt’uno con quell’ambiente.
Quando ne esci, lo releghi ad un diverso livello di realtà, e riesci a connetterti a te stesso in modo molto più efficace e definito.
Ed è stato proprio dopo aver capito questo, che ho finalmente visto Dio.
…
Scherzo 🙂
Vabbè, alla fine dell’esperimento non volevo tornare online, ma mi rendo conto che, per certi aspetti, è necessario.
La cosa che forse mi è mancata di più è stata la possibilità di cercare qualcosa su Google. Informazioni che con internet si ottengono in 30 secondi, senza internet sono difficili anche da trovare.
Insomma, vi invito a provare.
Magari avvertite prima le persone con cui interagite di più, altrimenti potrebbero credervi morti.